numero 3- Dicembre 1999

Edito a cura dell'Istituto di Cultura Timavese, con il contributo del Circolo Culturale "G. Unfer" di Timau - Tischlbong e del Comune di Paluzza (UD)


Sommario:
• La colonia tedesca di Timau o Tamau nel distretto
   di Paluzza
• Problemi legati all'abbandono dell'apicoltura in    Carnia e conseguenze sulla fauna selvatica
• Lu vuot al Crîst di Temau
• Schpilmar kapitaal
• Dar erl
• Dar Goot van Paluccara
• Sconfinamento austriaco
• Dar opfiarta moon
• Miniere e grotte di Timau
• Timavesi in Val D'Incarojo

Uno studio di Josef Bergmann, pubblicato a Vienna 150 anni fa, apre il terzo numero dei Quaderni di cultura timavese. L’articolo, tradotto dal tedesco da Francesca Cattarin, illustra brevemente la storia e la situazione socio – economica della Colonia tedesca di Timau o Tamau nel distretto di Paluzza nel 1849. Probabilmente questo è il primo lavoro che parla esplicitamente di trilinguismo. Lo storico austriaco ricevette molte informazioni di carattere storico – linguistico da Cristoforo Romano parroco di Paluzza dal 1845 al 1872.
Nelle pagine seguenti il prof. Paolo De Franceschi affronta i problemi legati all’abbandono dell’alpicoltura in Carnia e le conseguenze sulla fauna selvatica. Le distese erbose curate ed utilizzate per secoli dai nostri avi stanno scomparendo, sono state riconquistate dall’espansione della vegetazione naturale e in altri casi oggetto di rimboschimenti artificiali. Questo lento ma radicale cambiamento ambientale ha comportato anche un’ evoluzione del popolamento e delle comunità animali. Partendo da queste considerazioni, De Franceschi analizza l’evoluzione delle aree prative, dei pascoli, del bosco e delle popolazioni di alcune specie animali nel secondo dopoguerra con particolare attenzione al cinghiale, cervo, capriolo, orso e lince.
Per la prima volta i Quaderni pubblicano un contributo in lingua friulana. Pieri Pinçan, nella variante carnica di Gjviano, racconta con passione e precisione Lu vuot al Cri_t di Temau, antichissimo pellegrinaggio della gente di Gjviliana che, dai primi anni del 1800 attraverso una marcia notturna di molte ore si portano processionalmente al Santuario del S.S. Crocifisso di Timau. Il racconto si snoda, tra realtà e leggenda, descrivendo prima le motivazioni del voto poi il tragitto attraverso le montagne, singolari episodi occorsi ai pellegrini e finalmente l’arrivo alla chiesa del Cristo. Il lavoro si conclude con i ricordi personali e una provocazione ai Gjvianoz.
Peppino Matiz propone il primo contributo in timavese: Schpilmar kapitaal. Si tratta della descrizione particolareggiata delle regole del gioco del kapitaal, praticato fino a pochi anni fa per strade e cortili del nostro paese solo con delle semplicissime biglie di terracotta o vetro.
Laura Plozner, Elio Di Vora e Mauro Unfer, con un altro articolo in timavese, espongono i risultati di una ricerca svolta sull’erl (ontano bianco) continuando la serie: Da pama van unsarn baldar (Gli alberi dei nostri boschi). Di questa pianta, molto comune sul nostro territorio specialmente nelle zone umide, viene illustrato l’areale e la funzione preparatoria che svolge sui terreni nei quali si sviluppa. Viene ricordato l’antico erlach bosco bandito di ontano bianco che si trovava nel Rana. La ricerca continua con la descrizione, attraverso l’ausilio di interessanti fotografie, della corteccia, gemme, fiori, frutti e foglie, dell’utilizzo del legno e di alcune curiosità.
Laura Plozner ha liberamente tradotto ed adattato il racconto Il deu di Chargne raccolto da Luigi Gortani e edito nel 1904. La variante timavese ottenuta descrive con gustosi quadri di vita paesana l’inutile ricerca, da parte di tre baldi giovanotti, di un dio potente da collocare nella chiesa di un paese della nostra Carnia.
Il quaderno continua con un articolo pubblicato, nel 1911, sul quotidiano friulano La Patria del Friuli, che descrive lo sconfinamento di soldati austriaci oltre il cippo piramidale trigonometrico posto in vetta al Pal Piccolo. La corrispondenza da Timau dell’inviato dimostra che il confine si era trasformato in frontiera con largo anticipo sulla tragica data del 24 maggio 1915.
Seguono gli interessanti articoli di Lazzarini e Coppadoro, stampati dal 1902 al 1904 su In Alto, cronaca bimestrale della Società Alpina Friulana, riguardanti le grotte e miniere di Timau. Coppadoro descrive metodi utilizzati e risultati ottenuti dall’analisi delle scorie di fusione raccolte in località Sghmelzhita presso le grotte vicine alla sorgente del Fontanon. Un interessante contratto del 1506 fissa in dodici capitoli il sistema di sfruttamento delle miniere di Timau. Il lavoro si conclude con un contributo di Mauro Unfer che illustra brevemente le novità derivanti dagli ultimi documenti trovati e con un elenco di tutti gli atti aventi per argomento le miniere del territorio di Timau dal 1485 alla fine del 1800.
Nazario Screm chiude questo quaderno con una ricerca sui timavesi traferitisi, nei secoli scorsi, in Val d’Incarojo. Lo studio è introdotto da un’esauriente spiegazione sull’onomastica e da una premessa illustrante la situazione storica ed economica che ha determinato lo spostamento di notevole mano d’opera dalla valle del But in Incarojo. Il lavoro di Screm elenca poi i timavesi e altre persone che, dalla metà del XVII secolo agli inizi del 1900, si sono trasferite nella zona di Paularo e là hanno formato una famiglia, descrivendo per ogni individuo professione, soprannome, giorno e luogo delle nozze e figli avuti.

Timau - Tischlbong, 21 dicembre 1999 Mauro Unfer

 
 
 
 
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