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«Esami di guida
in montagna». Le autoscuole criticano la decisione di fare i
test a Udine
(Gino Grillo)
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Dal primo novembre non è più possibile,
in provincia di Udine, effettuare gli esami della patente nei centri dove
si trovano le scuole guida: bisogna giocoforza recarsi a sostenere lesame
nel capoluogo friulano. E in atto infatti una protesta da parte
del personale addetto agli esami, che non vedono risarciti ancora i rimborsi
spesa previsti per recarsi da Udine verso i vari centri regionali.
La situazione si fa pesante in Alto Friuli, dove già i ragazzi
in attesa di patente si debbono recare anche dai paesini in quota sino
a Tolmezzo per le lezioni. Se dovessero recarsi sino a Udine dovrebbero
praticamente perdere una giornata di lavoro, o di studio, intera per ogni
lezioni di guida e per gli esami. A Tolmezzo operano tre scuole guida,
lAlpina, che ha sedi anche in altri paesi della Carnia, Paluzza,
Comeglians e Moggio Udinese, lAlto Friuli e la Carnica. Elisabetta
Martinelli, titolare di quesultima, valuta in un migliaio le patenti
rilasciate in Carnia ogni anno, dalle scuole guida. Impensabile far sostenere
un esame a dei neofiti in una città, facendo le lezioni, specie
pratiche, in unaltra zona, meno urbanizzata quel è Tolmezzo
o altre realtà. Si dovrebbe necessariamente portare i ragazzi a
Udine, con ulteriori perdite di tempo e di danaro in quanto le spese aumenterebbero
sicuramente.
Un problema anche per le scuole guida, che potrebbero venire bypassate
dai futuri automobilisti che non vedrebbero più la convenienza
ad iscriversi nelle scuole guida del territorio, ma potrebbero trovare
più comode quelle cittadine o di altre provincie della nostra regione.
Iniziative da parte del Consorzio delle autoscuole tendono a risolvere
quanto prima la vertenza con gli operatori del settore. I motivi della
protesta vedono le autoscuole anticipare i soldi delle trasferte del personale
incaricato agli esami al Ministero del Tesoro a mezzo Banca dItalia.
I parametri del rimborso, ritenuti esigui, sono quelli del 96, e
da tempo vengono corrisposti con circa una decina di mesi di ritardo da
Ministero agli operatori. Inoltre gli operatori, per recarsi nelle sedi
dislocate fuori città, possono utilizzare, in maniera gratuita,
solamente le autocorriere, che comporterebbero perdite significanti di
tempo, viste le non sempre facili coincidenze fra orario di lavoro e del
servizio di trasporto, in quanto il treno non viene più considerato
un mezzo pubblico.
Intanto permane il disagio della gente che abita le zone più limitrofe
della nostra regione, che vede diminuire ogni giorno i servizi sul territorio.
www.messaggeroveneto.it
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