Timau, un ufficiale tedesco donò i soldi per la chiesa.

stata ripresa da alcuni quotidiani e periodici austriaci e tedeschi, e tra questi il “Braune Schweiger Zeitung”, la notizia, integrata da molteplici particolari, data mediante un mio ampio intervento di venti colonne sul periodico trilingue “Asou Geats” (Così va) che si stampa nell’Alta Carnia a difesa dell’identità delle isole linguistiche e che, nella sua diffusione, raggiunge anche alcune importanti università straniere. L’argomento concerne la storia della chiesa di Timau, in comune di Paluzza, dedicata a Cristo Re, la cui realizzazione fu dovuta all’impegno del parroco don Lodovico Morassi, deceduto da tempo, e alla fattiva collaborazione dei suoi fedeli, oltre ad altri generosi interventi, negli anni difficili del dopoguerra. E’ accertato che la somma di un milione di lire (siamo nel 1945), versata nelle mani di don Morassi e che fu stimolo fondamentale all’idea dell’edificazione della chiesa, fu donata, in momenti tragici alla fine del secondo conflitto mondiale, da un comandante germanico, ufficiale tedesco a tutti gli effetti. Tale fondamentale dichiarazione mi fu fatta direttamente da don Morassi negli anni dell’immediato dopoguerra e trovò inequivocabile conferma nelle affermazioni scritte lasciate dal medesimo nel diario storico parrocchiale. Da peculiari accertamenti in seguito da me affrontati, con l’appoggio di ex-militanti tedeschi ed austriaci, quel comandante germanico fu identificato nell’Obergruppenfuhrer SS Otto Gustav Wächter, ex-governatore di Cracovia, in ritirata da Trieste verso l’Austria. L’alto ufficiale, uomo cattolicissimo e noto per aver svolto un ruolo importante nell’Anschluss (annessione) dell’Austria nel 1938, facendo sosta a Timau, prima di valicare il Plöckenpass, come da prove testimoniali, ebbe un colloquio col parroco e, disponendo sulla propria autocolonna di forti riserve di denaro dovute alla sua posizione di amministratore militare, ritenne motivatamente di elargire quella somma. Con il crollo della Germania e la cessazione delle ostilità, Otto Gustav Wächter trovò rifugio ed ospitalità temporanea presso l’autorità ecclesiastica austriaca per poi avere asilo e protezione, sotto il falso nome di Otto Reinhardt, in Vaticano. Decedette il 10 settembre 1949 nell’ospedale di Santo Spirito e si seppe, da indiscrezioni, che godeva della protezione del vescovo Alois Hudal. Naturalmente quanto pubblicato su “Asou Geats” spazia nell’esporre tutti i particolari di contorno, inerenti a quanto accadde nei giorni della ritirata, fine aprile-inizi di maggio 1945, nel territorio timavese e sul sovrastante passo che immette nell’Austria, in base a molteplici testimonianze raccolte, tra le quali quella del tenente della Werhmacht Norbert Schluga, capo di Stato maggiore della Volkssturm nel circondario di Hermagor, nominato in quei giorni a difesa del passo con relative forze, e del commissario capo della dogana Leo Windisch, che si trovava ugualmente sul passo e, fra diverse altre, quella della proprietaria e gestrice dell’Alpengasthof Eder, posto oltre la sommità del valico sul versante austriaco, Grete Klaus, che mi riferì particolari piacevoli di quel periodo, nonostante lo stato di guerra.
Pier Arrigo Carnier
Tratto da: Messaggero Veneto del 20/06/07