CERCIVENTO. Finito il restauro del campanile. Nella pubblicazione "La Dalbide" la storia dei lavori
(Fulvio Castellani)

Ormai è un fatto consolidato: a Cercivento cultura e tradizione vivono, e rivivono, nel segno del circolo culturale "La Dalbide" che, tra l’altro, pubblica con regolarità un notiziario con le notizie e un mix di curiosità legate alla comunità in cui opera.
Molte le iniziative fin qui portate avanti; le ultime, in ordine di tempo, si riferiscono al "giûc da agàne", un gioco sulla falsariga dello storico "gioco dell’oca" che serve a far conoscere "blecs di storie" di Cercivento e del suo più immediato hinterland, e alla nuova edizione del Lunario 2002.
Se il "giûc da agàne" ha una valenza innovativa e cavalca la storia tradizionale, le leggende, il mondo delle streghe e degli orchi che dalla Torre di Nassi si allungano fin verso il monte Tenchia, nel Lunario è "il nosti tor" (ossia il campanile del paese) a farla da assoluto protagonista.
Si possono così leggere stralci di storia raccolti in vari archivi da don Renzo Micelli, Annarita De Conti, Manuela Quaglia, Alesandra Silverio e Celestino Vezzi, passaggi che hanno per tema "la vous das cjampanas" e che vengono illustrati con una serie di indovinate fotografie d’epoca. Il tutto a documentare le varie fasi del restauro della torre campanaria che si è concluso di recente con il suono delle campane che, con il tradizionale "campanon", hanno posto fine al forzato silenzio annunciando la solennità di San Martino, titolare della Pieve.
Il "giûc da agàne" e il Lunario stanno incontrando un giusto successo quasi a voler avvalorare un vecchio detto del paese che dice: «Las cuatri maraveas dal mont a son il dômo di Milan, il campanon di Mantova, l’organo di Trento e il cjampanil di Cercivento».

www.messaggeroveneto.it


< Torna alla pagina di gennaio