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Terremoto, scuole
sgomberate a Trasaghis
(Gino Grillo)
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Nel pomeriggio altro
movimento tellurico (2,2 Richter) nelle Valli del Natisone. Molta la paura,
nessun danno
Alle 10.04 di ieri la terra ha fatto tremare (3¼ grado della scala Richter)
Cavazzo Carnico
La terra torna a tremare e in Friuli torna la paura. Una scossa di terremoto
pari al terzo grado della scala Richter (4,7 della scala Mercalli) è
stata registrata alle 10.04 di ieri mattina dagli strumenti del Centro
sismologico di Udine, con epicentro a Cavazzo Carnico. Alla sala operativa
di Palmanova della Protezione Civile regionale non si è avuta alcuna
segnalazione di danni a cose o persone. Del fatto sono stati interessati
anche i Vigili del Fuoco. Alcune persone, dopo la scossa (durata pochi
secondi), si sono riversate in strada, in particolare i 130 studenti delle
scuole elementari e medie di Alesso di Trasaghis che proprio in quel momento,
ironia della sorte, stavano cominciando una prova di evacuazione anti-terremoto.
Secondo la Protezione Civile, si è trattato di una scossa di assestamento
seguita a quella, di maggiore intensità (4,9 Richter, 7,0 Mercalli),
che era stata avvertita, sempre nella stessa zona, con epicentro ad Amaro,
il 14 febbraio scorso e che era stata la più forte finora registrata
in Friuli dopo quella del terremoto del 1976, che provocò oltre
mille morti.
Nel pomeriggio, intorno alle 15.16, il centro sismologico ha registrato
un altro movimento tellurico di 2,2 gradi della scala Richter, con epicentro
nelle Valli del Natisone, a Pulfero. Questa seconda scossa è stata
avvertita anche il Slovenia, a Caporetto.
Intanto in Friuli si fanno i conti dei danni. Un'ordinanza di sgombero,
un centinaio di case lesionate più o meno gravemente, due chiese
dichiarate inegibili e altre danneggiate, tre casi critici di abitazioni
al limite dell'abitabilità, due a Paularo ed uno ad Arta Terme:
questo in grandi linee il quadro dei danni effettuati dal terremoto del
giorno di San Valentino. Difficile quantificare economicamente lentità.
I Comuni si sono limitati a raccogliere le istanze persentate dai cittadini.
Una volta esaminate le singole situazioni, sono state stilate delle schede
con riportati tutti i danni e trasmesse, per competenza alla Protezione
Civle regionale. L'ingegnere Gianni Burba, che ci ha fortnito tutte le
informazioni poco prima di partire per una ricognizione con l'elicottero
per verificare i danni segnalati dal Comune di Paluzza dopo la nuova scossa
che ieri, verso le 10 di mattina si è fatta sentire con epicentro
a Cavazzo Carnico, spiega come sia difficile quantificare i danni economici,
in quanto prima occorre fissare dei criteri di valutazione degli stessi.
Molte case, la gran maggioranza, fra quelle denunciate, e risultate danneggiate,
sono infatti case che non erano state rese antisismiche dopo il terremoto
del 1976. Alcune avevano subito interventi grazie alla legge 17, che prevedeva
finanziamenti per importi minimi. Quindi le case non erano più
state oggetto di sistemazioni antisismiche.
In altri casi invece si tratta di edifici che, a causa di divisioni ereditarie,
erano rimaste incustodite o incomplete, per cui ora è difficile
stabilire se le lesioni riportate dalla varie strutture sono da attribuirsi
alle scosse di questo febbraio oppure se sono segni lasciati dal tempo
e dal normale decadimento che gli edifici tutti, ma in particolare quelli
abbandonati, sono soggetti. La tipologia delle case danneggiate vede più
lesionate quelle case "in linea", ossia, una appoggiata al muro
di un'altra.
Alcune di queste sono state messe a norma, ma non rese antisismiche, per
cui hanno subito l'impatto dell'onda d'urto del terremoto più pesantemente
delle altre, sismologicamente sicure.
Un concetto quindi è quello di riparare i danni esistenti, che
possono rilevarsi minimi, a volte bastano lavori di ristuccaggio e di
ritinteggiatura, mentre le somme necessarie per la messa in sicurezza
antisimica delle case ancora non tali richiederebbe l'esborso di una somma
notevolmente più consistente.
www.messaggeroveneto.it
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