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Cartiera di Tolmezzo.
Il governo non nomina il commissario
(Maurizio Cescon)
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Il sequestro impedirebbe
una soluzione di compromesso, ma non si esclude possa trattarsi solo di
un rinvio tecnico
Nulla di fatto a Roma. Indiscrezioni su divergenze tra i ministri Scajola
(interno) e Matteoli (ambiente)
Commissario ad acta e stato di emergenza alla cartiera Burgo di Tolmezzo.
Tutti si attendevano una soluzione del genere, per evitare i sigilli al
depuratore dello stabilimento, che secondo la magistratura, inquina le
acque del Tagliamento e il cui uso è stato consentito per anni
da una serie di proroghe.
Invece il consiglio dei ministri, riunitosi ieri mattina a Roma, ha sparigliato
le carte: non ha proceduto alla nomina di un commissario ad acta per lattuazione
di un accordo di programma fra Regione, enti locali e gruppo Burgo, per
la realizzazione di lavori allimpianto nel quale vengono depurate
le acque di scarico della cartiera, nè il conseguente stato di
emergenza. La nomina di un commissario era ritenuta dallazienda,
dagli amministratori locali e dai lavoratori, la premessa per una serie
di iniziative per la proroga o la revoca del sequestro deciso dalla Procura
di Tolmezzo.
La decisione, che ha gettato nello sconforto centinaia di lavoratori e
le loro famiglie, è stata giustificata, secondo fonti romane, dallimpossibilità
a seguire tale procedura, in quanto cè di mezzo un sequestro
preventivo della magistratura. Praticamente, il governo, ha rilanciato
la palla alla Regione, invitandola a studiare altre strade per giungere
a una soluzione soddisfacente. Secondo altre fonti della maggioranza,
invece, si sarebbe trattato solamente di un rinvio tecnico, in quanto
il caso è molto complesso e servirebbe del tempo per decifrarne
ogni dettaglio. Si è fatta strada pure lipotesi che, allinterno
del Governo, vi fossero state delle divergenze in merito alle decisioni
da prendere: da una parte il ministro dellInterno Scajola, dallaltra
quello dellAmbiente Matteoli, possibilista nel concedere il commissario
ad acta.
In ogni caso, ieri pomeriggio, i vertici della Regione, si sono trovati
tra lincudine e il martello: da una parte Roma che non aveva deciso,
dallaltra i dipendenti della Burgo decisi a scendere sul piede di
guerra. Ecco che quindi, la decisione del procuratore di Tolmezzo, Enrico
Cavalieri, di concedere una seconda proroga, questa volta fino al 17 febbraio,
prima di apporre i sigilli allimpianto incriminato, ha consentito
di allentare la tensione tra i lavoratori e di ottenere un congruo lasso
di tempo per raggiungere un compromesso. Il futuro della cartiera e con
essa di 450 lavoratori, si giocherà in queste prossime settimane,
sui tavoli romani e su quelli triestini.
www.messaggeroveneto.it
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