Pompiere di Tolmezzo muore a 19 anni
(Cristiano Cadoni)

Due vittime nel mezzo di servizio dei vigili del fuoco precipitato nel Piave mentre andava e spegnere un incendio

Lorenzo Marchiando era nato nel capoluogo carnico. Sciatore, era nipote di Silvio Fauner


Sull’asfalto i segni di una traiettoria irregolare, il guard rail piegato e poi spezzato, come se non fosse d’acciaio ma di latta. E giù, tre metri più in basso, ai piedi della statale 52, il ghiaccio del Piave appena chiuso, come una cicatrice cucita male. Sono morti lì sotto, venerdì notte, il capo reparto Mario De Candido, 49 anni e l’ausiliario Lorenzo Marchiando Pacchiola, originario di Tolmezzo dov’è nato 19 anni fa.
L’autobotte che li stava portando ad Auronzo è uscita di strada e si è rovesciata. E loro sono rimasti lì, intrappolati nella cabina di guida. In quel punto l’acqua è profonda poco più di due metri. Il Piave scorre ma in superficie si forma uno strato di ghiaccio spesso dieci centimetri. Che non poteva reggere e neppure opporre resistenza all’impatto con un mostro di lamiera da 130 quintali. Sono passate da poco le 23 di venerdì quando l’autobotte guidata da Mario De Candido viaggia a pieno carico, 6.500 litri d’acqua, in discesa da Santo Stefano verso Auronzo.
Davanti, con quindici minuti d’anticipo, c’è un’altra squadra dei vigili del fuoco: cinque uomini e 1.600 litri d’acqua. Sembrano pochi, per spegnere l’incendio segnalato con due telefonate al 113. Invece, si scoprirà, più che sufficienti, visto che ai Vigili del fuoco sarà richiesto solo un intervento di poco conto su una canna fumaria. Il mezzo su cui viaggiano i due pompieri sbanda, per motivi difficili da spiegare: forse il ghiaccio, forse il fondo stradale coperto di pietrisco. O forse un malore del conducente.
Invade il lato sinistro della carreggiata, sfiora una parete di roccia, poi taglia una curva, sfonda il guard rail. In volo urta gli alberi, si gira su stesso e poi plana, pancia all’aria, sul Piave ghiacciato, le ruote ancora in moto, la cabina interamente sott’acqua, le luci spente. I due non hanno neppure il tempo di lanciare l’allarme.
Forse perdono i sensi nell’impatto, forse addirittura muoiono sul colpo: sarà l’autopsia a stabilirlo. Certo è che nel buio nessuno si accorge di loro. Fino a quando un automobilista di passaggio nota il guard rail divelto, si affaccia e vede l’autobotte sott’acqua. Sale in auto, si dirige a Santo Stefano, suona il campanello dei vigili del fuoco e lancia l’allarme: «C’è un camion nel Piave, fate presto». Un vigile e un ausiliario escono sull’autoambulanza.
In cinque minuti sono sul posto e a loro tocca in sorte uno spettacolo cui nessun vigile del fuoco vorrebbe mai assistere. Il camion finito nel fiume è la loro autobotte e nella cabina di guida ci sono due colleghi. I due soccorritori chiamano aiuto e nell’attesa si lanciano nell’acqua gelida. I corpi di Mario De Candido e di Lorenzo Marchiando vengono estratti a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, nel giro di mezz’ora. Sono corpi senza vita, inutile qualsiasi tentativo di rianimazione.
E’ un grave lutto per tutto il mondo dello sci nordico regionale: Lorenzo Marchiando aveva gareggiato nel biathlon e nello sci di fondo (era stato in gara anche nella recente nazionale giovani di Asiago) onorando la maglia dell’As Camosci di Sappada e suo fratello più giovane, Claudio, che ieri non è sceso in pista, proprio venerdì aveva conquistato il titolo tricolore della sprint aspiranti. La famiglia del biathlon ha ricordato a Forni Avolti Lorenzo con un minuto di raccoglimento durante la gara e durante le premiazioni. A Sappada, poi, in segno di lutto sono state annullate le gare sprint regionali di fondo in programma ieri.


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