In 17 mila vogliono l’Italia. Lunghe file ai consolati. Tremaglia: li aiuteremo

ROMA – Sono decine di migliaia i discendenti di italiani che sperano di lasciare al più presto l’Argentina per tornare nella terra dei loro padri, trovarsi un lavoro e sperare in un futuro meno difficile di quello che offre il loro paese. Era già avvenuto alla fine degli anni 80, quando l’Argentina fu messa in ginocchio dalla iper-inflazione, che aveva sfiorato il 200% al mese. E accade ora, di nuovo, a causa dell’iper-recessione. Così, le file ai consolati italiani si fanno di giorno in giorno più lunghe.
Sono 17 mila le richieste di acquisire la cittadinanza, 4 mila in corso di trattazione e 13 mila in attesa di essere vagliate. Così, i 9 consolati sono sotto pressione e la Farnesina si sta attivando per assumere nuovi contrattisti che assistano il personale. Chi presenta domanda deve aspettare ore e ore in coda con la certezza, comunque, di non vederla esaminata prima del 2003. Il tentativo è quello di lasciarsi aperta comunque una via di fuga in Europa, nella prospettiva di un peggioramento ulteriore della situazione. Anche in Italia, in diverse regioni, si moltiplicano le iniziative di sostegno per facilitare e accelerare il rientro di tanti italiani emigrati. Va poi tenuto presente che per molti italiani di terza e quarta generazione, l’unica lingua è lo spagnolo e perciò il passaporto italiano potrebbe essere semplicemente il lasciapassare per trasferirsi non tanto in Italia, quanto in Spagna o Francia.
Intanto, il ministro per gli italiani all’estero, Mirko Tremaglia, assicura un piano di sostegno per i nostri connazionali in Argentina: «Gli italiani all’estero sono sempre stati ignorati. Ma nel momento in cui il Senato ha approvato la legge sul voto all’estero si è reso conto dell’esistenza degli italiani in Argentina e ha chiesto al governo di fare qualcosa. E sul piano dell'assistenza diretta, ho ottenuto 8 miliardi in più dell’anno scorso. Al rientro, ci faremo carico del problema dell’occupazione. Nella legge sull’immigrazione c’è un mio emendamento che istituisce una corsia preferenziale per gli italiani che rientrano in patria».


Tondo: pronta la legge sull’emigrazione
(Anna Buttazzoni )


Il presidente del Friuli-Venezia Giulia: già 600 intendono rientrare e noi li accoglieremo

UDINE – «Nei nostri programmi è prioritario risolvere le difficoltà degli argentini di origine friulana. Da una prima stima almeno 600 sono i giovani che vorrebbero rientrare in Friuli-Venezia Giulia e ci attiveremo per accoglierli tutti». Esordisce così il presidente della Regione, Renzo Tondo, che spiega le azioni di sostegno che la sua giunta adotterà verso i propri corregionali all’estero. Lo fa a poche ore dalle dichiarazioni dell’argentino di origine friulana Mario Bianchi, delegato di Avelloneda per il Comitato regionale per l’emigrazione, organismo del Friuli-Venezia Giulia che dovrebbe riunirsi una volta l’anno per esaminare i progetti a favore degli emigranti e che invece è inattivo da 2 anni. La ragione è burocratica.
Il presidente del Comitato è la stessa persona che guidava l’Ermi (Ente regionale migranti), soppresso 2 anni fa. Da allora, quindi, e fino all’approvazione di una legge per l’emigrazione in grado di ridefinire ogni attività, il Comitato non è più stato chiamato a collaborare ai progetti per gli emigranti.
Ora, però, con l’assestamento al bilancio regionale 2001, è stato stabilito che il presidente del Comitato sia lo stesso Tondo, che ha anche mantenuto per sé la delega alle politiche per i migranti. «Riattiverò subito il comitato – conferma il massimo esponente regionale –, mettendo a disposizione dei friulani nel mondo me stesso e la mia struttura. E penso che alla prima riunione del comitato ci sarà da discutere proprio il disegno di legge sull’emigrazione, norma che dovrà essere approvata dal consiglio regionale e che è pronta per essere esaminata».
Ma Tondo elenca anche le altre iniziative che caratterizzeranno il suo governo rispetto alle difficoltà della comunità friulana in Argentina. «In primavera parteciperò al forum per l’emigrazione e lo farò accompagnato da una serie di imprenditori – prosegue il presidente –. Una delle mancanze dell’Argentina è il senso di iniziativa per il lavoro e con i nostri imprenditori locali, quindi, vogliamo proprio trasferire là il saper fare friulano. Poi, dopo aver approvato il progetto pilota per i rientro di alcuni corregionali, ci stiamo organizzando per poter accogliere quanti più giovani possibile. Infine, abbiamo stanziato 500 milioni in un fondo solidarietà allocato al servizio di protezione civile al fine di renderlo subito spendibile. Con questo fondo, che se necessario incrementeremo, potremo per esempio intervenire in un paese argentino con forte presenza friulana per rispondere all’emergenza alimentare».
Un piano definito, dunque, che diviene una riposta indiretta a don Ottorino Burelli, storico presidente dell’Ermi. «La Regione non ha brillato negli ultimi tempi per quanto riguarda le politiche a favore degli emigranti – dice Burelli –, forse perché superficialmente ritiene che i friulani siano ben integrati all’estero e invece in Argentina o Venezuela esistono difficoltà economiche e politiche. Alle nostre comunità bisognerebbe stare molto più vicini, sfruttando al massimo le competenze della Regione che come priorità, in questo momento, dovrebbe agevolare il rientro dei giovani che vogliano riprendere i contatti con la nostra terra. E questo, almeno nei casi più urgenti, va fatto subito». E se Tondo garantisce attenzione al problema rientri, tiene anche a sottolineare che «non facciamo polemiche e non affrontiamo i disagi con superficialità. Chiunque abbia idee a favore degli emigrati ce le sottoponga perché i fondi per realizzarle esistono».


Collavini: snellire le procedure per il rimpatrio

UDINE – Ha già segnalato il caso al ministro per gli Italiani all’estero, Mirko Tremaglia, e alla Farnesina. Ma non basta. Alla ripresa dei lavori parlamentari, presenterà due distinte risoluzioni, alle commissioni esteri e lavoro della Camera, per procedere a breve allo snellimento delle pratiche burocratiche e dare avvio a un percorso di rientri programmati dei connazionali residenti all’estero su scala nazionale, ma col decisivo concorso delle Regioni, Friuli-Venezia Giulia in testa. Sono queste, in sintesi, le iniziative assunte e programmate dal parlamentare friulano di Forza Italia, Manlio Collavini, alla luce dei drammatici sviluppi in Argentina.
«Va preso atto – spiega Collavini – che in Argentina risiede un milione di discendenti friulani, spesso ridotti in uno stato di povertà. Per questi emigranti la Regione e la Provincia di Udine hanno già messo in piedi un progetto di reinserimento lavorativo, abitativo e sociale coordinato dall’Ente Friuli nel mondo. È un primo, concreto passo per fare in modo che le antiche rotte dell’emigrazione possano invertirsi, anche se mi rendo perfettamente conto che il problema è di vaste proporzioni e va affrontato ancor più alla radice. Sappiamo che gli italiani che si rivolgono al nostro consolato di Buenos Aires sono costretti a file interminabili per istruire le pratiche necessarie a ottenere il documento di espatrio. Il problema, allora, è anche di questa natura. Per questo ho già sollecitato i ministri Tremaglia e Ruggiero per cercare di snellire al massimo gli impicci burocratici. In soldoni, chi ne ha diritto deve ottenere i documenti in tempi ragionevoli».
«Non è pensabile – conclude Collavini – che un immigrato che entra illegalmente in Italia, grazie alle maglie larghe e ai conseguenti escamotage offerti dalla legge Turco-Napolitano, possa piantare le tende qui, mentre per i nostri connazionali il ritorno in patria risulta così complicato e drammatico. Ora, bisogna fare in modo che queste persone, più vicine a noi per mentalità, cultura, confessione religiosa e formazione possano incontrare la domanda di posti di lavoro espressa dal nostro sistema produttivo. E dobbiamo farlo velocemente, interessando, oltre al governo, anche il presidente della Regione, Tondo, e il sottosegretario agli esteri, Antonione, con cui mi incontrerò nei prossimi giorni».


L’assessore provinciale Cigolot: 300 milioni per reinserire chi torna

UDINE – Trecento milioni in tre anni per un progetto pilota di reinserimento programmato dei discendenti friulani del Sudamerica. Il piano, varato dall’assessorato alle solidarietà sociali della Provincia di Udine, dà corpo al progetto pilota di Regione ed ente intermedio friulano, la cui gestione è stata affidata all’Ente Friuli nel mondo.
«Cento milioni – spiega l’assessore Fabrizio Cigolot – erano stati inseriti nel bilancio 2001 di palazzo Belgrado, altrettanti sono stati inseriti nel documento previsionale del prossimo anno; ulteriori 100 milioni saranno stanziati nel 2003». Di che si tratta? «È un’iniziativa organica – dice Cigolot – di formazione e riqualificazione professionale di discendenti di friulani residenti in America Latina. Il tutto in vista di un loro inserimento lavorativo e sociale nell’ambito di rientri selezionati». Nel dettaglio, il piano prevede una selezione dei richiedenti prima del loro approdo in Friuli. I passi successivi riguardano formazione professionale e tirocinio in azienda e sono preliminari rispetto all’assunzione. Il piano comprende poi anche l’inserimento socio-culturale e abitativo del soggetto selezionato e promuove anche un’eventuale ipotesi di ricongiungimento familiare.
Circa i profili professionali, la loro ricerca avviene sulla base delle richieste del mercato del lavoro locale, individuate d’intesa con le associazioni imprenditoriali e con le organizzazioni sindacali, tenendo conto che il prossimo anno gli uffici del lavoro passeranno sotto la competenza delle Province.



La Diocesi di Udine: friulani, adottate a distanza
(Paola Lenarduzzi )

Appello attraverso Caritas e Centro missionario. «Si può anche inviare denaro per aiutare i piccoli argentini»

UDINE – La richiesta di aiuto non è nuova. Ora viene rilanciata con più forza perchè le "tradizionali" sacche di miseria esistenti in Argentina sono aggravate nella loro drammaticità dall’enorme crisi che sconvolge il Paese. La Diocesi di Udine, che vede tre dei suoi parroci reggere altrettante parrocchie nel quartiere San Martin di Buenos Aires, attraverso la Caritas e il Centro missionario rinnova l’appello ai friulani a compiere piccoli ma significativi gesti di generosità. Come può esserlo un’adozione a distanza, ovvero l’invio periodico di un quantitativo di denaro che, tramite strutture di accoglienza gestite da religiosi da anni impegnati sul posto, garantisce a un bambino cibo, assistenza medica e istruzione.
«In questo momento il nostro pensiero più preoccupato va all’Argentina – dice don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas – il caos che regna nel grande Paese della Pampa rischia di mettere a repentaglio i piccoli spiragli di luce accesi dal grande lavoro e dalla generosità dei friulani, religiosi e laici». Una realtà in evoluzione che don Gloazzo conosce molto bene essendo stato impegnato in due parrocchie di Buenos Aires per sei anni e mezzo: dal ’92 al ’99.
Tre, dicevamo, sono attualmente i parroci udinesi che, assieme ai fedeli per larga parte figli di emigranti friulani, vivono in diretta il dramma di un popolo alla bancarotta. Titolare della parrocchia di nostra Signora di Castelmonte («Madone di mont», fondata da una colonia di friulani assieme al relativo Fogolâr) è don Claudio Snidero di Sant Andrat del Iudrio; quella di Maria Immacolata è invece retta dall’udinese don Onorato Lorenzon. Sempre nella diocesi di San Martin, quartiere di 850.000 abitanti nella periferia più povera e degradata di Buenos Aires, pure la parrocchia del Buon Viaggio è in mano a un parroco friulano, don Rolando Rojatti di Attimis.
«Da loro abbiamo notizie allarmanti sull’attuale situazione di rivolta – racconta don Gloazzo –. L’Argentina, paese molto ricco ma molto corrotto, sta pagando a carissimo prezzo la scelta di parificare peso e dollaro: è stato come legare una barchetta a un transatlantico, senza contare la penalizzazione per le scelte protezionistiche nelle esportazioni. Il Paese è al collasso e per i più deboli si profilano giornate ancora più nere, ecco perchè mi sento di invitare chi avesse mezza idea di fare un’adozione a distanza a pensare all’Argentina».
E’ proprio a tre strutture sorte nel quartiere di San Martin che fanno riferimento gli aiuti a distanza che coinvolgono friulani, tramite Caritas e Centro missionario. Una è l’asilo nido di Angel La Guarda – il referente è don Rojatti –, che aiuta ragazze madri, mamme abbandonate o con il marito disoccupato costrette a lavorare nonostante i figli in tenera età. L’altro progetto riguarda il Collegio Maria Immacolata, frequentato da 500 alunni, di cui quasi la metà necessita di un’assistenza economica completa. Per "adottare" tramite la Caritas un bambino di questi due progetti viene richiesto un versamento annuo di 600 mila lire con l’impegno a continuare il sostegno per almeno 4 anni.
La terza iniziativa riguardante l’Argentina è quella che coinvolge il Centro missionario: ai "padrini" si chiedono 420 mila lire annue per cinque anni per regalare un futuro a un bimbo dell’asilo di Burzacco, gestito da suor Teresina Perin di Togliano di Torreano. Proprio oggi questa suora incontrerà, nella Casa dei Saveriani di via Monte San Michele, le 42 coppie che hanno finora adottato a distanza questi bambini.


www.messaggeroveneto.it


< Torna alla pagina di dicembre