Uno studio di Josef Bergmann,
pubblicato a Vienna 150 anni fa, apre il terzo numero dei
Quaderni di cultura timavese. Larticolo, tradotto dal
tedesco da Francesca Cattarin, illustra brevemente la storia
e la situazione socio economica della Colonia tedesca
di Timau o Tamau nel distretto di Paluzza nel 1849. Probabilmente
questo è il primo lavoro che parla esplicitamente di
trilinguismo. Lo storico austriaco ricevette molte informazioni
di carattere storico linguistico da Cristoforo Romano
parroco di Paluzza dal 1845 al 1872.
Nelle pagine seguenti il prof. Paolo De Franceschi affronta
i problemi legati allabbandono dellalpicoltura
in Carnia e le conseguenze sulla fauna selvatica. Le distese
erbose curate ed utilizzate per secoli dai nostri avi stanno
scomparendo, sono state riconquistate dallespansione
della vegetazione naturale e in altri casi oggetto di rimboschimenti
artificiali. Questo lento ma radicale cambiamento ambientale
ha comportato anche un evoluzione del popolamento e
delle comunità animali. Partendo da queste considerazioni,
De Franceschi analizza levoluzione delle aree prative,
dei pascoli, del bosco e delle popolazioni di alcune specie
animali nel secondo dopoguerra con particolare attenzione
al cinghiale, cervo, capriolo, orso e lince.
Per la prima volta i Quaderni pubblicano un contributo in
lingua friulana. Pieri Pinçan, nella variante carnica
di Gjviano, racconta con passione e precisione Lu vuot al
Cri_t di Temau, antichissimo pellegrinaggio della gente di
Gjviliana che, dai primi anni del 1800 attraverso una marcia
notturna di molte ore si portano processionalmente al Santuario
del S.S. Crocifisso di Timau. Il racconto si snoda, tra realtà
e leggenda, descrivendo prima le motivazioni del voto poi
il tragitto attraverso le montagne, singolari episodi occorsi
ai pellegrini e finalmente larrivo alla chiesa del Cristo.
Il lavoro si conclude con i ricordi personali e una provocazione
ai Gjvianoz.
Peppino Matiz propone il primo contributo in timavese: Schpilmar
kapitaal. Si tratta della descrizione particolareggiata delle
regole del gioco del kapitaal, praticato fino a pochi anni
fa per strade e cortili del nostro paese solo con delle semplicissime
biglie di terracotta o vetro.
Laura Plozner, Elio Di Vora e Mauro Unfer, con un altro articolo
in timavese, espongono i risultati di una ricerca svolta sullerl
(ontano bianco) continuando la serie: Da pama van unsarn baldar
(Gli alberi dei nostri boschi). Di questa pianta, molto comune
sul nostro territorio specialmente nelle zone umide, viene
illustrato lareale e la funzione preparatoria che svolge
sui terreni nei quali si sviluppa. Viene ricordato lantico
erlach bosco bandito di ontano bianco che si trovava nel Rana.
La ricerca continua con la descrizione, attraverso lausilio
di interessanti fotografie, della corteccia, gemme, fiori,
frutti e foglie, dellutilizzo del legno e di alcune
curiosità.
Laura Plozner ha liberamente tradotto ed adattato il racconto
Il deu di Chargne raccolto da Luigi Gortani e edito nel 1904.
La variante timavese ottenuta descrive con gustosi quadri
di vita paesana linutile ricerca, da parte di tre baldi
giovanotti, di un dio potente da collocare nella chiesa di
un paese della nostra Carnia.
Il quaderno continua con un articolo pubblicato, nel 1911,
sul quotidiano friulano La Patria del Friuli, che descrive
lo sconfinamento di soldati austriaci oltre il cippo piramidale
trigonometrico posto in vetta al Pal Piccolo. La corrispondenza
da Timau dellinviato dimostra che il confine si era
trasformato in frontiera con largo anticipo sulla tragica
data del 24 maggio 1915.
Seguono gli interessanti articoli di Lazzarini e Coppadoro,
stampati dal 1902 al 1904 su In Alto, cronaca bimestrale della
Società Alpina Friulana, riguardanti le grotte e miniere
di Timau. Coppadoro descrive metodi utilizzati e risultati
ottenuti dallanalisi delle scorie di fusione raccolte
in località Sghmelzhita presso le grotte vicine alla
sorgente del Fontanon. Un interessante contratto del 1506
fissa in dodici capitoli il sistema di sfruttamento delle
miniere di Timau. Il lavoro si conclude con un contributo
di Mauro Unfer che illustra brevemente le novità derivanti
dagli ultimi documenti trovati e con un elenco di tutti gli
atti aventi per argomento le miniere del territorio di Timau
dal 1485 alla fine del 1800.
Nazario Screm chiude questo quaderno con una ricerca sui timavesi
traferitisi, nei secoli scorsi, in Val dIncarojo. Lo
studio è introdotto da unesauriente spiegazione
sullonomastica e da una premessa illustrante la situazione
storica ed economica che ha determinato lo spostamento di
notevole mano dopera dalla valle del But in Incarojo.
Il lavoro di Screm elenca poi i timavesi e altre persone che,
dalla metà del XVII secolo agli inizi del 1900, si
sono trasferite nella zona di Paularo e là hanno formato
una famiglia, descrivendo per ogni individuo professione,
soprannome, giorno e luogo delle nozze e figli avuti.
Timau - Tischlbong, 21 dicembre 1999 Mauro Unfer
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