Il primo quaderno di cultura
timavese si apre con un messaggio augurale della professoressa
Maria Hornung di Vienna che ci racconta comè
nato linteresse, da parte della scuola dialettale dellUniversità
di Vienna, per lisola linguistica di Timau - Tischlbong.
Segue lo studio di Aristide Baragiola, "La casa villereccia
di Timau", che non è limitato esclusivamente allarchitettura
vista e vissuta come spazio umano risultato di secolare esperienza
e sapienza , ma comprende anche usi, costumi, tradizioni nonché
il paesaggio, il lavoro e la lingua. Argomenti che il professore
dellUniversità di Padova osservava e si faceva
raccontare nelle case di Timau nel corso delle sue visite
tra il 1902 e il 1915.
"Da pama va unsarn baldar" ci guiderà di
numero in numero nella conoscenza degli alberi e delle piante.
Scopo di questa serie di elaborati a più mani è
quello di avvicinare i meno esperti alle meraviglie della
flora locale per poter riconoscere le numerose specie arboree
dei nostri boschi e sapere quelli che erano e sono gli utilizzi
riservati al legname, ai frutti, ai fiori ed alle gemme. In
questo numero iniziamo con il faggio, "da puacha",
albero maestoso che per secoli ha protetto Timau da valanghe
e massi.
Una ricerca sulla pratica testamentaria "nella villa
di Timau" viene presentata da Manuela Quaglia che, ricercando
nellarchivio notarile di Udine materiale per la realizzazione
della tesi di laurea "La toponomastica dellisola
tedesca di Timau", ha scoperto numerosi documenti riguardanti
il nostro paese. Nei prossimi numeri dei quaderni, la neodottoressa,
proporrà alla nostra attenzione lesame di vari
momenti storici che hanno caratterizzato la vita della nostra
comunità.
A metà quaderno troverete linserto con la lettera
"A" del vocabolario "Bartarpuach va Tischlbong".
Questo lavoro, frutto della raccolta di vocaboli alla quale
da anni si stanno dedicando Peppino Matiz e Mauro Unfer, è
la prima stesura del dizionario Italiano - Timavese Timavese
- Italiano e rappresenta il punto di partenza per quello che
sarà il vocabolario definitivo. Pertanto, chi desidera
collaborare alla redazione del "Bartarpuach va Tischlbong"
apporti le correzioni, le aggiunte ed i tagli che ritiene
opportuni e consegni linserto staccabile agli autori.
Onelio Mentil, con passione e dovizia di particolari, descrive
la semina ed il raccolto della patata, nonchè il suo
utilizzo in cucina e come pianta officinale. Anche questo
lavoro fa parte di una serie che ci condurrà di volta
in volta nella descrizione della coltivazione e utilizzo delle
colture più diffuse sul nostro territorio.
Con la preparazione dei chropfn, Ketty Silverio inizia una
ricerca che ci illustrerà la preparazione delle pietanze
della nostra gastronomia, dai piatti più rinomati a
quelli poco conosciuti o dimenticati.
Lo studio dei nomi di persona dei timavesi non è mai
stato trattato. Questo vuoto viene colmato, con la solita
competenza, da Giuseppe Francescato con una relazione che
prende in considerazione quasi settecento nomi e vari aspetti
storici che hanno influito sulla tradizione onomastica timavese.
Mezzi di trasporto, usati da tempo immemorabile dai nostri
antenati, "da sghlitn" ci vengono descritte in dettaglio
nella costruzione e nel loro uso quotidiano. Dino Matiz ci
guida, anche attraverso illustrazioni, nella scelta e lavorazione
dei materiali necessari allassemblaggio vero e proprio
delle "sghlitn".
Il primo quaderno si chiude con due racconti in timavese:
il primo raccolto da Laura Plozner è una favola, segue
una leggenda, tradotta da Peppino Matiz, che Luigi Gortani
raccolse in Carnia alla fine del 800.
Timau - Tischlbong, 17 marzo 1997 Mauro Unfer
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